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SAVE THE FACE | storie commestibili con Thomas Caner

gio 07 dic

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Treviso

Un ciclo di cene firmate Ai Brittoni, durante le quali i temi dei Giovedì della cultura verranno interpretati dai nostri Chef con piatti capaci di raccontare la storia da un altro punto di vista

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SAVE THE FACE | storie commestibili con Thomas Caner
SAVE THE FACE | storie commestibili con Thomas Caner

Orario & Sede

07 dic 2023, 19:30 – 08 dic 2023, 19:30

Treviso, Via Pescheria, 12/14, 31100 Treviso TV, Italia

Info sull'evento

I menu sono proposti al prezzo fisso di 30 euro | bevande escluse

SAVE THE FACE a cena con Thomas Caner

Giovedì 7 Dicembre vi aspettiamo in Casa dei Carraresi, dalle ore 18:00, per il Giovedì della cultura dedicato a "La nuova frontiera dei podcast". La successiva cena,  Ai Brittoni, svilupperà il tema del racconto coinvolgendo il cuoco Thomas Canér il quale, nel 2019, ha dato vita al progetto Save the Face raccontando, attraverso storie commestibili, le vite e gli aneddoti dei soldati della Grande Guerra.

ANTIPASTO

Vellutata di piselli e formaggio fresco

Un elemento poco noto della Grande Guerra è il manicomio.

Uno dei più importanti e più vicini al fronte era proprio quello di Treviso, situato a Sant’Artemio. Carlo Vercesi, di Pavia, fu direttore dell’ospedale dal 1917-18, nei suoi scritti narra di questa zuppa di piselli, amata da tutti i pazienti.

Il Sant’Artemio praticava, unico in Italia, l’agroterapia: i pazienti coltivavano la terra e allevavano i pochi capi di bestiame non requisiti dall’esercito ad uso del refettorio”.

PRIMO

Risotto profumato al pino mugo con coulis di frutti di bosco e carne salada

Ho trovato indispensabile inserire anche il ricordo di un soldato austriaco, ho preso spunto dal soldato Karl Pflanzl, che rimase quasi tutta la guerra nella zona del Monte Nero. La sua mansione di Alpiner Referent, che in italiano corrisponde a “consigliere alpino”, lo ha esentato dal combattere, consentendogli di dedicarsi unicamente alla salvaguardia della vita dei commilitoni. Parliamo quindi di un soldato che, come testimoniano parecchie foto, anziché un’arma, impugnava la piccozza.

Il pino vuole richiamare tutti gli alberi che furono tagliati per costruire case e trincee nel periodo invernale; i frutti di bosco invece la primavera, periodo nella quale i soldati riuscivano ad integrare meglio il rancio, che in alta montagna arrivava con molto ritardo. Sembra incredibile, ma a queste altezze giravano indisturbate delle mucche, che venivano trattate con tutte le dovute cure per via del latte”.

SECONDO

Polpette alle alghe con sugo rosso aromatico

“Questo piatto ricorda la brigata Marche, composta per l’80% da soldati veneti, in maggior parte trevigiani.

L’8 giugno 1916,  nel viaggio di rientro dall’Albania, il piroscafo Principe Umberto , sul quale viaggiava la brigata Marche, fu colpito, a largo di Valona, da un sommergibile austriaco. Morirono più di 1900 persone, quasi tutte per mancanza di energie, poiché nel periodo balcanico si erano potute nutrire solamente di patate e, i più fortunati, di stanza vicino al mare, di alghe e piccoli pesci.

La salsa rossa, invece, è presente come ricetta nel libro “La fame e la memoria”, scritto da soldati italiani internati nel campo dì concentramento di Cellelager in Germania. Tra questi soldati erano presenti anche diversi ufficiali che riuscirono a salvarsi dal naufragio e, questa ricetta, è proprio di uno di loro”.

DOLCE

Bignè craquelin

“Ho voluto rendere omaggio al mio bisnonno paterno, Angelo Ruben Caner.

I colori del bignè hanno infatti un significato metaforico: il nero ricorda la sua professione di minatore di carbone in Germania, durante il primo dopoguerra. Il rosso, invece, è il colore delle mostrine della sua brigata quando fu mobilitato: nel 1915, infatti, essendo già anziano per gli standard dell’epoca, non stava in prima linea ma fungeva da interprete per i prigionieri austriaci. La crema al cioccolato, invece, richiama sia il suo secondo nome, Ruben, e i suoi viaggi in Sud America: per più di vent’anni visse in Brasile, precisamente nella zona di Santos, come coltivatore di Caffè e Cacao. Con una ricerca mirata, sono riuscito a risalire alle stesse piantagioni che, più di cent’anni fa, curava proprio il mio bisnonno”.

PETIT FOUR

La caramella di Strà

“Nel 1916, nei pressi della chiesa di Strà, un soldato di nome Felice, addetto a fare da vedetta, all’improvviso impugnò il fucile e sparò verso la chiesa, colpendo il portone e una raffigurazione sacra. Venne preso in custodia e portato all’ospedale psichiatrico di Venezia: nella descrizione resa al San Servolo, si racconta che gli trovarono in tasca una bottiglia di china Martini e delle caramelle gommose regalate dalla famiglia nell’ultima licenza”.

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